Qual è la gestione terapeutica (dei disturbi funzionali intestinali)?
Direi che la gestione terapeutica
in questi casi non si basa tanto su una terapia farmacologica
quanto su un ottimo rapporto medico-paziente.
E' anche estremamente importante, nell'anamnesi,
avere colto quelli che possono essere i motivi psicosociali
o di abitudini di vita e alimentari
che possono essere modificati.
E' importante spiegare al paziente
qual è l'origine dei disturbi: cioè, non è tutto nella testa del paziente
ma è un disturbo reale.
Si può, magari, variare anche la relazione
tra questo disturbo e lo stress che il paziente ha nella sua vita.
Si possono dare anche farmaci antispastici
ma spesso non sono questi che migliorano la situazione.
A volte, se il paziente è depresso,
si può fare un uso di farmaci antidepressivi,
come gli inibitori del reuptake della serotonina,
oppure usare dei farmaci triciclici che,
in questo caso, sono più specifici
per quei pazienti non particolarmente depressi
che hanno un'ipersensibilità viscerale,
quindi sentono molto le loro sensazioni interne.
Infine, recenti evidenze ci dimostrano
come possano essere di particolare interesse
la somministrazione di probiotici,
cioè di batteri "buoni",
in quanto la flora intestinale ha un ruolo estremamente importante
nel controllare e nel modulare tutta l'attività
sia motoria, che la percezione intestinale sia in grado di infiammazione.
Quindi è una nuova arma
che possiamo avere al nostro fianco.
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